LOTTO 4:
Giuseppe Gandolfo (Catania 1792-Catania 1855), San Giuseppe in Trono tra Putti, cherubini ed angeli, inizi ...
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Giuseppe Gandolfo (Catania 1792-Catania 1855), San Giuseppe in Trono tra Putti, cherubini ed angeli, inizi XIX secolo. Cm 38x27, in cornice del XIX secolo cm 50x39.
"L’opera ad olio su tela, di Giuseppe Gandolfo, costituisce il bozzetto dell’opera grande custodita presso la Chiesa SS. Cosma e Damiano di Catania (M. SS della Consolazione). Giuseppe Gandolfo, nasce a Catania il 28 agosto 1792. Avviato dal padre, condusse studi di carattere letterario, quindi nel gennaio del 1819 si trasferì a Roma, dove fu allievo del trapanese Giuseppe Errante, e subito dopo a Firenze, dove studiò col neoclassicista Pietro Benvenuti (Arezzo 1769-Firenze 1844). I suoi biografi, Longo e Brancaleone, ci raccontano che durante gli anni del suo apprendistato, seguendo i tradizionali insegnamenti d'impronta accademica, si dedicò a studiare l'antico e i capolavori dei maestri italiani del Cinquecento. A questo primo periodo, sono afferibili numerose copie da Raffaello, Tiziano, Correggio, Sassoferrato e Carlo Dolci, andate oggi perdute.
A Firenze, dove si conquista una certa notorietà eseguendo diversi dipinti di carattere mitologico e sacro, riuscì ad ottenere protezione dalla Corte di Toscana e dal nobile Alessandro Oppizzoni, per intercessione del fratello Carlo, Arcivescovo di Bologna."
STUDIO ASOR
Nel 1822 fece definitivamente ritorno in Sicilia, divenendo una delle personalità più rappresentative in ambito locale ed affermandosi come ritrattista.
I suoi ritratti, alcuni dei quali conservati presso il Museo civico di Castello Ursino di Catania, eseguiti in larga parte dal 1834 e il 1854, si caratterizzano per la grande finezza esecutiva, per la cura minuziosa nella resa degli abiti e degli accessori e per le tonalità brillanti e traslucide dei colori, sebbene l'espressione dei volti e la rigidezza dei personaggi effigiati rimangano convenzionalmente legate ai moduli del neoclassicismo di stampo accademico. Morì a Catania il 13 settembre 1855.
L’opera rappresenta San Giuseppe sul trono, circondato da angeli, teste di cherubini e puttini cantori.
La pennellata sciolta, i colori intensi, cangianti e acidi, le caratteristiche fisiognomiche di cherubini e puttini, ricordano la maniera di Andrea Boscoli (Firenze, 1560 circa – 1607), allievo del più celebrato Santi di Tito, e attivo in Toscana, che Gandolfo certamente ebbe modo di ammirare in occasione del suo soggiorno a Firenze.