Auction 10
By Lucas aste
Apr 19, 2021
Via Nino Bixio, 34 - 20129 Milano, Italy

ANTIQUARIATO APRILE 2021

ASTA DI ANTIQUARIATO

19 APRILE ORE 15.00

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LOT 306:

Scultore lombardo del XII secolo

Scultore lombardo del XII secolo
Madonna ...


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4,000
Estimated price :
€4,000 - €6,000
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Scultore lombardo del XII secolo
Madonna col Bambino
Pietra serena ricoperta da lamina d’argento
Lombard sculptor of the 12th century
"Madonna and Child"
Altezza 26,2 cm

Scheda del Professor Alessandro Delpriori, Università di Firenze:
L’oggetto è davvero singolare: si tratta di una Madonna col Bambino plasticata in stucco e poi ricoperta da una lamina d’argento. Gli occhi di entrambi i personaggi hanno le pupille d’oro,
inserite all’interno dell’armatura e sulle corone sono incastonate delle pietre dure che probabilmente sono state sostituite perché perdute. L’iconografia è quella classica della Sedes
Sapientia, con la Vergine assisa in trono mentre regge in mano una sfera, evidentemente il globo, e con l’altra tiene a sé il Bambino, vestito come un re e in atto di benedire, mentre ostende
le sacre scritture. È una tipologia di immagine che è molto antica e che si diffonde in tutta europa a partire probabilmente dalle Cattedrali del Nord, nella zona della bassa valle della Mosa. In questa
Madonna manca il trono, evidentemente perduto, che ha lasciato scoperta la schiena della Vergine, che non è scolpita e quindi non era destinata ad essere vista, mentre il basamento è
stato sostituito probabilmente in epoca moderna. È una scultura che verrebbe da dire ibrida, a metà tra l’opera plastica e l’oreficeria e chiaramente si dovrà pensare ad una doppia lavorazione, quella dello scultore vero e proprio e poi quella dell’orefice che ha rivestito il simulacro con questa sorta di armatura preziosa. Sono rare queste sculture, ma non è un esempio unico. Ad esempio, e anzi, visti anche i contatti stilistici, è utile evocare il Crocifisso ligneo e poi ricoperto d’argento nel Duomo di Casale Monferrato, uno capolavoro della scultura romanica di estrazione lombarda alla fine del XII
secolo (L. Palmieri, in Milleduecento. Civiltà figurativa tra Marche e Umbria al tramonto del Romanico, catalogo della mostra (Matelica 2018) a cura di F. Cervini, Cinisello Balsamo 2018,
cat. 2, pp. 92-97). Anche in quel caso le forme sono regolari e geometriche come nel nostro esemplare, anche se i segni sul viso, che sono tutti sbalzati nella lamina, sono più arcaici. L’altra
grande differenza tra questo Cristo e la nostra Madonna è che mi pare che quest’ultima sia nata e quasi concepita come una grande oreficeria, con le vesti che sono decorate a sbalzo
sull’argento, a fingere delle stoffe preziose, le pietre incastonate come fossero gemme preziose e pure le dimensioni, anzi, le proporzioni contenute ne fanno un oggetto più da “tesoro” di qualche abazia che non da essere esposta in grandi navate. È un po’ la stessa differenza che già Peroni aveva notato proprio tra il Cristo di Casale Monferrato e quelli affini per tecnica e forma,
di Pavia e di Vercelli, che invece sono concepiti come grandi lavori da aurifex. Proprio col Cristo di Vercelli, che è più morbido nel viso rispetto a Casale e che è anche sensibilmente più antico, la nostra Madonna condivide una sorta di aria di famiglia stilistica, anche se mai si potrà pensare, allo stato attuale delle conoscenze di poter attribuire ad un
medesimo artefice opere così diverse. Si tratta comunque di una medesima linea generale e si muove entro l’alveo della scultura lombarda del pieno romanico. Anche se, in effetti, la singolarità dell’opera suggerisce cautela, visto che anche in aree periferiche, come ad esempio quella dei Pierenei, è possibile trovare oggetti simili, ma di epoche più avanzate e volutamente arcaizzanti. In questo caso la qualità comunque alta della scultura fa propendere per datazioni più alte. Difficilissimo, se non impossibile fare confronti stilistici perché l’argento è ossidato e un po’ ammaccato e perché
ovviamente non è possibile (e falserebbe il giudizio) giudicare la plastica della scultura, tutta chiusa dalla sua armatura preziosa. È però un oggetto di notevole importanza che, appunto,
potrà ben essere catalogato come di uno scultore lombardo del XII secolo