Auction 102 Part 4
Dec 18, 2021
Viale Regione Siciliana, 4975 – Palermo, Italy

FASHION E LUXURY, TAPPETI ED ARTE ORIENTALE DEL 16/12 ORE 15:30

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FRANCESCO LAURANA, Ritratto di aragonese, Busto in marmo


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FRANCESCO LAURANA, Ritratto di aragonese, Busto in marmo
Ritratto di giovane aragonese
Busto in marmo della seconda metà del XV secolo
Opera munita di attestato di libera circolazione e di expertise del professore Antonio Bellandi.
Il percorso di raro fascino e complessità culturale di Francesco Laurana, il celebre scultore dalmata nato nell’odierna Vrana (Aurana) vicino a Zara – un borgo della Dalmazia nel Quattrocento compreso nel dominio veneziano-, è attestato anche da questo inedito e affascinante busto di fanciullo (fig. 1-4), individuato da volumi tondeggianti e tratti essenziali scolpiti con particolare leggerezza ed uno spiccato intento astrattivo. Sono, infatti, questi i caratteri stilistici peculiari dello scultore che seppe coniugare, specialmente nei suoi ritratti femminili scolpiti durante il suo secondo soggiorno napoletano – il più fertile della sua carriera di ritrattista -, alcuni busti raffiguranti le principesse aragonesi che sembrano porsi in sintonia alla sintesi formale di Antonello da Messina e di Piero della Francesca. E fu proprio l’attività ritrattistica a qualificare l’attività dello scultore che ebbe un ruolo rilevante nella diffusione della cultura figurativa rinascimentale, come attesta anche il suo percorso biografico: attivo sin dalla metà del Quattrocento presso la corte aragonese di Napoli, dove è documentato per la prima volta nel 1453, quando come “Francesco da Zara”, insieme con altri maestri, ricevette il pagamento per i lavori all’Arco trionfale” di Castelnuovo, giunse successivamente, nel 1466, in Provenza, al servizio di Renato d’Angiò; dopo un secondo soggiorno napoletano, è attivo in Sicilia e poi nuovamente alla corte aragonese, finché si stabilì a Marsiglia ed Avignone, dove morì.
I busti-ritratto, tagliati solitamente poco sotto le spalle, come l’esemplare qui indagato, costituiscono un genere rappresentativo del Quattrocento fiorentino e gli scultori che più contribuirono al suo sviluppo furono Donatello, Mino da Fiesole, Desiderio da Settignano, Antonio Rossellino e Benedetto da Maiano. La loro funzione era quella di legittimare la nobiltà del tempo e, per questa ragione, tali opere venivano commissionate in particolare dalle famiglie aristocratiche e dell’alta borghesia mercantile. A Firenze, città dalla quale tale genere si diffuse nelle corti italiane, alla base della sua riscoperta ad opera degli artisti rammentanti ci fu il recupero della cultura classica, promosso dagli umanisti, la riscoperta del valore della individualità dell’uomo e lo studio dei busti romani collocati nella “domus”, a ricordare le virtù dei familiari defunti. Per tali ragioni, in queste opere, risalta l’estremo realismo delle fisionomie e un’acuta introspezione psicologica. Lo indicano lavori come il busto in terracotta dipinta dall’umanista Niccolò da Uzzano al Museo Nazionale del Bargello di Firenze, già riferito a Donatello ed oggi ritenuto di Desiderio da Settignano, il ritratto di Piero de’ Medici (1453) scolpito da Mino da Fiesole, sempre al Bargello, quello del medico Giovanni Chellini (1456) di Antonio Rossellino al Victoria and Alberto Museum di Londra, e del mercante fiorentino Pietro Mellini, alleato dei Medici, eseguito da Benedetto da Maiano, anch’esso al Bargello.
È dentro questa cultura figurativa che occorre discutere, per apprezzarne le sue qualità, il nostro busto (fig.1-4), probabilmente raffigurante un giovinetto della corte aragonese, elegantemente vestito alla moda con una tunica di velluto a larghe falde rifinita da un collarino, in buone condizioni di conservazione (la superficie del marmo si presenta in alcuni punti dilavata).
Il volto dalla forma ovale, tenero, gentile, e nobile di questo giovane dall’espressione rarefatta, caratterizzato da arcate sopracciliari dalle quali gli occhi fissi restituiscono un’espressività quasi imperturbabile, è individuato da tratti essenziali, forme lisce e arrotondate: le palpebre rifilate conferiscono allo sguardo un’espressione di potente introspezione; una vaporosa, elegante e fluente capigliatura, qualificata sulla fronte bombata da una vistosa zazzera, scende poco sopra le spalle, restituendo, anche nelle visioni di profilo, il senso di una morbida calotta (fig.2,3). La raffigurazione accurata del personaggio nel restituire un carattere e le vesti, come la morbida giornea di velluto a cannelli che mette in evidenza l’asciutta e ancora gracile struttura del corpo, sulla quale con determinazione calibrata spiccano le pieghe del drappo, sono aspetti che inducono a ritenerlo un ritratto di un esponente della corte aragonese o dell’aristocrazia napoletana.
Osservando anche il nostro giovinetto possiamo intendere il posto occupato da Laurana nella elaborazione del genere dei busti-ritratto nel corso del Quattrocento. Lo scultore dalmata, infatti, pur riprendendo la tipologia elaborata dagli scultori fiorentini si pone agli antipodi del naturalismo donatelliano, restituendo i tratti dell’effigiato tramite una spiccata idealizzazione ieratica delle forme. Lo indicano, anche in questa opera, la purezza quasi astratta del volto, i volumi dalla solida struttura compositiva (si osservino anche le vedute di profilo: fig.3,4) che sembrano bloccati nella loro purezza geometrica: sono peculiarità che unite all’attenzione riservata per dati di costume desunti dalla moda contemporanea (la foggia della veste e dell’acconciatura), qualificano l’espressività ritrattistica lauranesca attraverso due aspetti contrastanti che racchiudo, nella loro combinazione, il fascino di simili opere.
Dovette essere probabilmente questa peculiarità a decretare il successo incontrato dalla produzione ritrattistica del Laurana presso le corti italiane ed europee del Quattrocento: una specificità espressiva nella cui elaborazione svolse un ruolo decisivo il vivace ambiente artistico della corte napoletana, dove erano confluiti, grazie al soggiorno di artisti da ogni parte d’Italia, elementi stilistici della scultura lombarda, pittorici dell’arte franco-fiamminga, e fiorentini, che nella ritrattistica italiana contemporanea assursero a ruolo di modello. Così, nel nostro giovinetto, uno spiccato grado di realismo (la somiglianza all’effigiato), ottenuto tramite un’accurata modellatura delle superfici attraverso una predilezione per le forme morbide (come nella bocca con le labbra carnose e pronunciate) ed una solida, proporzionata struttura volumetrica desunta dalla ritrattistica romana, si salda, in un busto-ritratto dall’aspetto rigorosamente frontale, con una spiccata tendenza all’idealizzazione espressa nel restituire i lineamenti introspettivi (si osservi l’intaglio degli occhi) con una chiarezza incisiva che Laurana ottiene sempre nelle sue opere in marmo.
La comune koinè figurativa alla quale appartengono alcuni scultori attivi nell’Italia meridionale, come Laurana ed il lombardo Domenico Gagini, ha portato, da parte della critica, ad una discrepanza riguardo al catalogo di questi artisti che sovente si è intrecciato restituendo ora all’uno, ora all’altro, alcuni lavori; è tuttavia possibile istituire opportuni confronti tra il nostro busto ed alcuni ritratti marmorei attribuiti allo scultore.
Concordemente riferito dalla critica a Laurana è un busto di Fanciullo al Museo Calvet di Avignone (fig.7), dalle fattezze morbide e regolari, con i taglio degli occhi molto sottile. Di recente è stato attribuito al Laurana un San Quirico (fig.6) a mezzo busto al Paul Getty Museum di Malibu. Un busto di Giovane (fig.9) alla Galleria Nazionale di Palermo è discusso tra il nostro scultore e Domenico Gagini; una simile vicenda ha coinvolto un busto di Giovinetto (fig.11) alla Ca’ d’Oro di Venezia, forse raffigurante Federico Gonzaga, riferito da Middeldorf al Laurana e di recente attribuito al Gian Cristoforo Romano. Con questi lavori, il nostro condivide la calma tornitura dell’immagine, la plastica e ferma resa volumetrica, l’impostazione ovoidale del viso, la politezza ed estrema delicatezza dei tratti inclini all’astrazione formale.
Laurana, agli inizi degli anni ottanta, è di nuovo presente a Napoli ed è a questo momento cronologico che proponiamo di riferire il nostro busto, sofisticato nel suo grado di raffinatezza formale, dove convergono le tracce della sua vasta esperienza figurativa: un’opera in cui individuiamo quella sensibilità espressiva così moderna, in equilibrio tra caratterizzazione individuale ed astrazione, che costituisce la qualità peculiare del ritratto lauranesco.
Firenze, 21 ottobre 2016
Alfredo Bellandi


cm 30 x 43 prof. cm 20
Categoria: Alta Epoca