Subasta 3 Parte 1
Por Casa d'aste Boetto
3.12.19
Mura dello Zerbino , 10R - 16122 Genova, Italia

Martedì 3 dicembre ore 15,00


La subasta ha concluído

LOTE 185:

ANDREA DE FERRARI (1598-1669)
GIOVANNI ANDREA DE FERRARI
(Genova 1589 circa 1669)
Giuseppe ...


Precio inicial:
120 000
Precio estimado :
€120 000 - €133 000
Comisión de la casa de subasta: 24% Más detalles
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ANDREA DE FERRARI (1598-1669)
GIOVANNI ANDREA DE FERRARI
(Genova 1589 circa 1669)
Giuseppe rifiuta i doni dei fratelli
Olio su tela, 174,6 x 209,6 cm

Provenienza:
Londra, Collezione di Thomas Howard, duca d¿Arundel, 1655 Londra, Norfolk House, Collezione del duca di Norfolk, almeno dal 1782 al 1938 Londra, Christie's, 11-2-1938, acquistato Tomàs Harris, 1938 Londra, Sotheby's, 26-6-1957, lotto 83 New York, Acquavella Galleries, 1962 New York, Sotheby's
3-1-1981, lotto 100 Londra, Christie's, 10-4-1981, lotto 26 Londra, Matthiesen Gallery, 1986 Genova, Collezione Aldo Zerbone.

Esposizioni:
Dayton, Sarasota, Hartford 1962
New York 1964
Genova 1992
Francoforte 1992

Bibliografia:
Genoese Masters. Cambiaso to Magnasco 1550-1750, catalogo della mostra a cura di R. e B. Suida Manning, Dayton 1962, cat. 27
A. Podestà, Mostra di pittura genovese negli Stati Uniti, in "Emporium", aprile 1963, pp. 162, 165
Genoese Painters. Cambiaso to Magnasco, catalogo della mostra a cura di R. e B. Suida Manning, New York 1964, cat. 39
G.V. Castelnovi, La prima metà del Seicento, in La pittura a Genova e in Liguria, II, Genova 1971, p. 120 (ed. 1987, p. 96 e fig. 92)
F. R. Pesenti, La pittura in Liguria. Artisti del primo Seicento, Genova 1986, p. 312
Baroque III 1620-1700, catalogo della mostra, Matthiesen Gallery, London 1986, pp. 64-65
A. Acordon in Genova nell'Età Barocca, 1992, cat. 66, pp. 160-161
M. Newcome in Kunst in der Republick Genua, Frankfurt 1992, pp. 100-101, cat. 36, tav. 35
M. Romanengo in La terra dei Carlone. Arte barocca tra Genova e l'Oltregiogo, catalogo della mostra di Parodi Ligure (AL), Genova 2019, p. 92.

Noto fin dalla fine del Settecento, quando si trovava presso il Duca di Norfolk ed era ritenuto opera del Guercino " come tale riprodotto nella serie di mezzetinte di Robert Dunkarton nel 1782 dedicata alla collezione ", il dipinto gode di una indubbia fortuna presso la critica moderna, che lo presenta come uno dei massimi raggiungimenti dell'arte di Giovanni Andrea De Ferrari.
La Collezione del Duca di Norfolk era conservata nella Norfolk House di St. James's Square a Londra, la dimora dei primi duchi della gerarchia inglese che poi venne completamente rinnovata tra il 1748 e il 1756.
Maurizio Romanengo (2019) propone di riconoscere il dipinto come quello indicato con questo soggetto, ma anonimo in un precedente inventario inglese: quello del 1655 della Collezione di Thomas Howard, duca d'Arundel, pubblicato da M.F. Havery nel 1921 (The Life, Correspondence & Collection of Thomas Howard, Earl of Arubndel, Cambridge 1921, n. 760, p. 500).
Nella Norkolk House la tela di Giuseppe rifiuta i doni dei fratelli era conservata insieme a un Abramo e i tre Angeli, sempre del De Ferrari ma questa volta con attribuzione a Murillo, passato poi al Museo di Saint Louis nel Missouri (Acordon 1992). Vi erano poi sei tele più grandi tele di Giovanni Battista Carlone con le Storie di Giuseppe, come attesta il catalogo dell'asta londinese di Christie's del febbraio 1938, allora anch'esse attribuite a Guercino come l'opera qui presentata. La serie del Carlone era composta di sei grandi tele: due oggi disperse, due a Greenville negli Stati Uniti (cfr. oltre), due in Collezione Zerbone (figg. 1 e 2). Thomas Harris, mercante d'arte e agente del M16 inglese, acquistò le due tele del Carlone che nel 1952 giunsero alla Bob Jones University e il presente dipinto, che nel 1957 riapparve sul mercato antiquario (cfr. voce "provenienza" diversa la notizia dell'acquisto da parte di Fenouil in Newcome 1992).

A riconoscere per primo la mano del maestro genovese questo monumentale Giuseppe rifiuta i doni dei fratelli, dove il De Ferrari dà prova delle sue capacità compositive e di grande colorista, è stato Hermann Voss, che lo vide quando si trovava nella collezione di Thomas Harris, come attesta una comunicazione manoscritta dello stu